LIVE NIRVANA INTERVIEW ARCHIVE November 17, 1991 - Mezzago, IT

Interviewer(s)
Paolo Cossali
Interviewee(s)
Krist Novoselic
Dave Grohl
Publisher Title Transcript
Hard! Nirvana - The Young Gods Yes (Italiano)

Se negli ultimi sei mesi non avete mai sentito o visto niente su di loro vuol senza dubbio dire che vi siete presi una pausa di riposo in qualche isola deserta fuori dal mondo. Questi tre ragazzi, alla faccia del loro non-look, sono entrati nell’ Olimpo delle rockstar. Il loro è un heavy-rock dall’alta energia tipicamente punk mista ad una finissima sensibilità pop(!) e, come se non bastasse, con un’innegabile vena psichedelica. Idee confuse ?!? Ora vi chiarirà ogni dubbio (forse) il chitarrista cantante della band, Kurt Cobain, svelandoci così il segreto del loro successo …

“Nirvana, tradotto letteralmente , significa ‘liberazione dalla sofferenza,’ il che si avvicina moltissimo alla mia definizione di punk rock. Il punk è una musica libera. Significa dire, fare, suonare tutto ciò che vuoi. D’altra parte i nostri pezzi sebbene siano estremamente liberi presentano comunque una struttura semplice: strofa ritornello strofa solo ritornello fine. Per questo si sentono tanto in giro: non c’è stata nessun tipo di spinta a livello commerciale. Abbiamo finalmente spodestato la classica musica stupida dal trono di musica commerciale per eccellenza”.

-Quali sono le vostre maggiori influenze?

“Il nostro sound è praticamente quello dei The Knack shakerati con i Bay City Rollers e dai Black Sabbath!”

-Come mai dal vostro primo album indipendente Bleach e il vostro capolavoro Nevermind targato Geffen sono passati ben due anni?

“Sai, è come quando si cerca lavoro. Si rimanda sempre. Ti alzi dal letto e ti accorgi che sono già le 2:30 del pomeriggio e allora ti dici sarà per domani. Il giorno dopo un amico ti viene a trovare e ti porta a zonzo tutto il giorno, perciò ti dici che sarà per domani, ma domani è Sabato e allora non se ne parla fino a Lunedì, mattina, pomeriggio, insomma quando ti alzerai dal letto!”

-L’essere passati ad una major vi ha in qualche modo cambiati?

“No affatto, né in meglio né in peggio. L’unica vantaggiosa differenza è stata che avendo un budget decente a disposizione , questa volta abbiamo avuto ben tre settimane a disposizione anziché i consueti velocissimi sei giorni. E pensa che, avendo più libertà e tempo, siamo addirittura riusciti a mettere da parte la nostra innata pigrizia di cui ti parlavo poc’anzi e siamo per la prima volta davvero soddisfatti di un nostro prodotto. E, a quanto pare, dato il positivo responso, anche il mondo sembra essersene accorto. Quando ti impegni per tante ore al giorno sulla stessa cosa senza poterti permettere distrazioni, impari a non accontentarti e a tirare fuori il meglio di te. E la gente se ne accorge che ora siamo i veri noi stessi.”

-Quindi in un certo senso siete cambiati…

“Diciamo che stiamo provando sulla nostra pelle la crisi d’identità che può attraversare una punk rock band indipendente che entra a fare parte di una major e quindi del big business!”

-Dal vivo però siete sempre gli stessi…

“Certo è proprio in quell’occasione che sfoghiamo tutti i nostri istinti e la nostra rabbia e frustrazione. Vomitiamo sul palco, rompiamo gli strumenti e sfondiamo gli amplificatori anche più di prima!”

-Rabbia contro cosa?

“Contro l’apatia della nostra generazione, noi compresi. Vogliamo spingere a reagire a questa società di merda e a renderla migliore con le loro giovani e fresche energie. Ci da molto fastidio l’apatia, oserei dire che ne siamo disgustati. E’ ora di tirare fuori le palle contro il razzismo, il sessismo e tutte le discriminazioni di cui tutti si definiscono scandalizzati senza però passare ai fatti. Il nostro brano Smells Like Teen Spirit approfondisce proprio questo argomento e siamo molto contenti che sia diventato così popolare. E’ il primo passo verso la reazione. Sia chiaro che non vogliamo essere considerati una band politicizzata. Siamo semplicemente dei musicisti sensibili a tutto quello che ci circonda, che non pensano unicamente a divertirsi e a parlare di feste e sesso illudendo i ragazzi che va tutto bene. La musica non li deve distrarre facendo loro dimenticare, ma deve loro aprire gli occhi!”

-Allora perché un titolo come Nevermind (“Non ti preoccupare”) che è l’esatto opposto di quello che esprimete?

“E’ ovviamente ironico e dà più enfasi al nostro messaggio.”

-Nevermind è un album molto vario, pensate che questa sia una delle sue carte vincenti?

“E’ vero, i pezzi spaziano dall’hard rock alla melodia più dolce, dal punk a dei riff tanto ammiccanti nella loro semplicità. Ma la mossa non è per niente studiata. Ed è questa la carta vincente di Nevermind. E’ spontaneo, vero, fresco, semplice ed intelligente allo stesso tempo.”

-Come è nata la particolarissima copertina dell’album?

“Durante una meritata pausa tra una registrazione e l’altra, abbiamo visto un documentario in TV a proposito della nascita dei bambini sott’acqua, tra un boccone e l’altro di un gustosissimo pranzo. Abbiamo pensato che un’immagine del genere potesse essere una buona idea per la copertina, visto che ci sta a cuore che il mondo migliori e la speranza è sempre stata per eccellenza riposta nelle nuove generazioni, cosa c’era di più azzeccato dell’immagine di un neonato per la copertina di Nevermind?”

-E il dollaro che il bambino stringe in mano?

“E’ semplicemente coreografico.”

© Paolo Cossali, 1992