LIVE NIRVANA INTERVIEW ARCHIVE November 17, 1991 - Mezzago, IT

Interviewer(s)
Claudio Sorge
Interviewee(s)
Kurt Cobain
Publisher Title Transcript
Rumore Kurt Cobain, Il Punk Da Un Milione Di Dollari Yes (Italiano)

Quando, tre anni fa scrivevamo della magnificenza di Bleach, il primo album dei Nirvana su etichetta Sub Pop, non avremmo sicuramente immaginato che il loro secondo disco, Nevermind, inciso per i tizi della Geffen, avrebbe avuto un tale successo. Per quel che ne sappiamo, infatti, non è mai accaduto che un album dai suoni cos' rudi e punk sia riuscito a salire così in alto nelle classifiche di vendita americane. Questo successo, in fondo, è un pò l'emblema del successo di Seattle. Perché i Nirvana sono il tipico prodotto di Seattle: una libera interpretazione del punk, inteso come rabbia giovanile, ma anche venato di sottile romanticismo e spietate suggestioni hard. Il mito di Seattle città-rock ha probabilmente toccato lo zenith con i Nirvana. A partire da questo momento, infatti, crediamo inizierà un intensivo processo di sfruttamento del fenomeno e i gruppi più intelligenti coinvolti nella vicenda - e i Nirvana sono tra questi - sanno già che si sta sempre più avvicinando l'ora del mutamento di rotta (già il loro prossimo LP si annuncia come piuttosto "difficile"…), prima che il pubblico diriga il proprio interesse da un'altra parte. In questa intervista, Kurt Cobain parla della città che lo ha visto crescere e farsi conoscere al mondo con i Nirvana: Seattle. Siamo al soundcheck del Bloom di Mezzago, una delle date che i Nirvana hanno fatto in Italia a Novembre, proprio mentre il loro LP esplodeva letteralmente nelle classifiche americane. Ho davanti a me Kurt Cobain. E' trasandato, come al solito. Ha la barba di almeno dieci giorni e il viso è un pò sciupato; i capelli, lunghi e biondi, sembrano tagliati da un barbiere in acido. E' felice, Kurt. L'espressione del volto è rilassata. Ogni tanto accarezza la bottiglia di bourbon nella tasca destra di uno sgualcito impermeabile stile tenente Colombo.

Claudio Sorge: Questa volta voglio che mi parli di Seattle, Kurt, dei tuoi inizi come musicista e degli altri gruppi della scena.

Kurt Cobain: Sia Chris che io non siamo stati in nessun altro gruppo prima. Tutto cominciò ad Aberdeen, nell'high school locale, nei primi anni ottanta. Non sono mai stato un tipo socievole. Per lo più passavo il tempo suonicchiando la chitarra in camera mia. A quei tempi pensavo di aver inventato un nuovo sound che avrebbe cambiato tutta la scena musicale! Poi scoprii che i primi gruppi Sub Pop ebbero avuto la mia stessa idea. Beh, era da almeno quattro anni che Chris e io cercavamo di formare un gruppo. Cominciammo con un equipment veramente junkie e non ci chiamammo subito Nirvana, ma cambiammo nome non so quante volte. Ci chiamammo anche Skid Row!

CS: Che posto è Aberdeen?

KC: Sta a circa cento chilometri da Seattle ed è come la cittadina di Twin Peaks, a ridosso dei grandi boschi canadesi. Un buco. Un inferno. Hai presente quando in Easy Rider l'avvocato interpretato da Jack Nicholson viene attaccato da quei Rednecks? Beh, Aberdeen è un posto del genere.

CS: Che successe dopo l'high school?

KC: Ci aggregammo subito ai Melvins, che erano anche loro di Aberdeen. Definitivamente sono il gruppo che ci ha maggiormente influenzato. Andavamo alle loro prove, ai loro concerti. Abbiamo suonato con loro in vari show. Abbiamo imparato quasi tutto da loro.

CS: Come mai a Seattle è saltata fuori questa idea di mischiare punk-metal con suoni più art-oriented, diciamo pure new wave alla Sonic Youth?

KC: I Melvins sono stati i primi a fare una cosa del genere, poi ripresa dai Soundgarden. Per quel che riguarda i Nirvana, invece, non è proprio così. Credo che il suono dei Nirvana sia il risultato della combinazione tra quello che ascoltavamo da piccoli - Black Sabbath, Aerosmith - e i nostri gusti più adulti; diciamo pure veloce e aggressivo Punk Rock. Ciò che è venuto fuori da questo incrocio è una specie di formato lento, il sound dei Nirvana.

CS: Il punk vi ha molto influenzati quindi…

KC: Decisamente. Ricordo che ad Aberdeen era assolutamente impossibile trovare certi dischi. Io avevo aderito a una specie di sottoscrizione per il tour americano dei Sex Pistols lanciato dal giornale Creem, uno dei primi a parlare di Punk Rock in America. Rimpiango quel giornale… Ricordo che ordinavo i primi dischi Punk per posta: ad Aberdeen non si trovavano. Dovetti aspettare quindici anni, quando, grazie a un passaggio in macchina di qualche amico, riuscii ad arrivare a Seattle e lì si trovava tutto.

CS: Quali furono i primi gruppi punk di Seattle?

KC: Fartz, Ten Minute Warning, The Refusers. Duff McKagan dei Guns'n'Roses era un punk di Seattle e aveva un gruppo.

CS: Hai suonato con lui?

KC: No… Poi, vediamo… gli U-Men… Purtroppo non potevo vedere nessuno concerto. Ero troppo giovane. Leggevo i resoconti su Creem. Ho cominciato a vedere qualche show solo con la seconda generazione di gruppi punk di Seattle, come Malfunkshun, Melvins, Green River e, naturalmente, i gruppi delle altre città, come i Black Flag.

CS: Ricordi i primi Soundgarden?

KC: Sì, certo, ricordo che Chris Cornell suonava la batteria e aveva un terribile taglio di capelli alla Flock of Seagulls (ride). Era l'84. Erano cool. Una specie di crossover tra new wave e punk rock…

CS: Tutti i gruppi di Seattle, diciamo i più importanti: i Mudhoney, i Soundgarden e voi, sembrano quindi avere un forte retroterra punk.

KC: Sì, è stata per tutti noi la miglior musica e forse ancora oggi lo è. Ma il gruppo che ha veramente aperto tutte le porte sono stati i Melvins. Vedi, con la loro combinazione di Punk, Metal, Hard Rock e Art-Rock hanno fato il modo di trovare una strada a tutti quei gruppi di Seattle che stavano cercando di uscire dai soliti cliches "punk" e "metal". Ma soprattutto sono riusciti a mettere in comunicazione due scene distinte, portando i fans del metal ad ammettere che il punk non era poi tanto male e viceversa. Questo fatto ha portato progressivamente a una grande apertura mentale, non solo ovviamente per quel che riguarda punk e metal, ma anche rispetto ad altri generi musicali.

CS: Questa apertura mentale è una peculiarità di Seattle.

KC: Infatti. Se prendi per esempio la scena punk di Los Angeles, ti accorgerai che è molto "macho", molto chiusa in se stessa. Tuti vogliono suonare solamente forte, duro e veloce. Sono poco interessati alle contaminazioni con altri generi.

CS: Pensi che questa particolarità di Seattle sia una sorta di eredità "storica" della città?

KC: Non so. Penso che Seattle sia sempre stata la sede di combinazioni sperimentali. Ad esempio, ricordo alcune delle prime band new wave di questa città: erano un mix azzardato di vari generi musicali. Completamente nuove. Ricordo la prima band di Buzz Osbourne (chitarrista dei Melvins), i Brown Cow. Sembravano una specie di Minutemen molto più heavy. Beh, erano incredibili!

CS: Quando le cose vennero definitivamente a maturazione?

KC: Direi quando la Sub Pop pubblicò i due dischi dei Soundgarden e dei Green River, rispettivamente Screamin' Life e Dry As A Bone. Quei due dischi fecero esplodere il fenomeno Seattle. Accadde verso la fine dell'87, quando la scena espresse il massimo dell'entusiasmo e della creatività. I clubs erano strapieni, c'era molta eccitazione in giro.

CS: E oggi?

KC: Non c'è più lo stesso spirito. L'entusiasmo si è perso. Si è cominciato a perdere quando le prime bands Sub Pop hanno cominciato a fare lunghi tour, lasciando la città. Ma, del resto, era un processo inevitabile. Molti gruppi, oggi, arrivano a Seattle anche da Los Angeles, perché sanno che è più facile ottenere un contratto. Questo è il prezzo del successo…

CS: Nonostante siano il gruppo Sub Pop nettamente più popolare in Inghilterra, I Mudhoney sono ancora gli unici a non aver firmato con una grossa etichetta.

KC: E' vero. Quando i Mudhoney iniziarono, dopo lo scioglimento dei Green River, presero tutto come un enorme scherzo. Quello che veniva, veniva. Era tutta una scusa per divertirsi, bere e suonare in allegria. Poi hanno avuto molto successo,soprattutto in Europa. A questo punto avrebbero avuto bisogno di un grosso lavoro di promozione, perché hanno grosse potenzialità. Solo che in America non se ne sono accorti. E la Sub Pop non è in grado di fare questo lavoro. Forse, dato anche il loro atteggiamento, non vengono presi molto sul serio…

CS: C'è qualche nuovo gruppo di Seattle che ti piace?

KC: Sì, un paio. Non sono proprio di Seattle, ma di Olympia, dove vivo ora, a poche miglia da Seattle. Uno sono i Bikini Kill, un gruppo di sole ragazze, molto punk, forse incideranno per la Dischord. Il secondo ha uno strano stile techno-industrial: si chiamano WitchyPoo. Nessuno dei due ha ancora inciso niente.

CS: Ti ha posto problemi di coscienza incidere per una major?

KC: Sai, fino a poco tempo fa non avevo avuto tempo per pensarci. Era fuori dal mio orizzonte pensare che un gruppo come, dico, i Black Flag potessero arrivare al numero uno delle charts. Ma ora qualcosa sta cambiando. Un gruppo come i Black Flag non ha avuto la spunta promozionale che meritava. Ciò non dovrà più accadere. Questa spinta la può dare solo un'etichetta che ha grossi mezzi di promozione. Tuttavia ho un grandissimo rispetto per gruppi come Fugazi. Forse un pò li invidio: sono riusciti a farsi conoscere da moltissime persone senza scendere a compromessi. A noi interessa solo la promozione e la diffusione capillare del disco. Non siamo carrieristi. Fare soldi non ci interessa. Noi siamo cresciuti in una piccola città del cazzo dove non si trovava un disco dei Clash. Il disco dei Nirvana, invece, adesso si trova.

CS: Ho letto che Kirk Hammet dei Metallica ha dichiarato che siete il suo gruppo preferito e che Axl Rose vi tiene in altissima considerazione.

KC: Kirk è venuto un paio di volte ai nostri concerti. Penso sia sincero. Axl è un opportunista. I Metallica sono forse l'unico gruppo metal che mi interessa.

CS: Seattle è la tipica città americana?

KC: No. Non nel senso che probabilmente tu intendi, cioè della piccola cittadina dell'Idaho o della tipica blue collar town del Midwest. C'è più interesse per la cultura, a Seattle.

CS: Hai qualche collaborazione in cantiere con artisti di Seattle?

KC: Sì, con Mark Lanegan, il cantante degli Screaming Trees. Stiamo cercando di scrivere canzoni assieme, dopo l'esperimento del suo album solo. Vogliamo continuare la tradizione delle band di Seattle che collaborano tra loro, come Temple of the Dog e Pearl Jam. Anche se, devo essere onesto, la loro musica non mi piace molto. E'troppo straight-ahead rock and roll, se capisci cosa intendo dire. Preferisco i Soundgarden.

CS: Se in definitiva dovessi indicare un gruppo, o i gruppi, che hanno creato il cosidetto "suono di Seattle", che nomi faresti?

KC: Melvins e Malfunkshun. Questi ultimi sono poco conosciuti, ma ti posso assicurare che sono stati il vero laboratorio per il futuro crossover. Il loro cantante era il povero Andrew Wood. Avevano uno stile particolarissimo, che prendeva qualcosa dai Led Zeppelin e dai Black Sabbath, ma con una vena comica. Andrew era bravissimo. Aveva un make-up e il suo stile era l'anti-clichè rock and roll per eccellenza. Era anche cabarettistico. Malfunkshun mi piacevano molto perché erano differenti da tutti gli altri. A questi due gruppi, aggiungerei anche i Green River, diciamo un gradino sotto. Non avevano infatti le qualità dei Melvins e dei Malfunkshun, erano più punk nella vena degli Stooges, ma avevano veramente molta energia.

CS: Che ricordo hai di Andrew Wood?

KC: Era una persona meravigliosa, amichevole con tutti. E' un peccato che sia andata così. Tutti sapevano che prendeva droghe. Voleva essere sempre "in alto", "più in alto" di tutti. Ed esserlo a quel modo è stata una cosa troppo rischiosa per lui…

© Claudio Sorge, 1992