LIVE NIRVANA INTERVIEW ARCHIVE September 29, 1991 - New York, NY, US
Personnel
- Interviewer(s)
- Steve Blush
- Interviewee(s)
- Kurt Cobain
- Krist Novoselic
Sources
Publisher | Title | Transcript |
---|---|---|
Seconds | Smells Like... Nirvana | Yes |
Rockerilla #134 | Ancora Seattle - Soundgarden e Nirvana, paradisi e paradigmi | Yes (Italiano) |
Transcript
The gnarliest band in the Northwest, NIRVANA are on the verge of big things.
As the phenomenal cult of personality surrounding the “Seattle sound” continues to grow by leaps and bounds, so do the fortunes of the bands of that region. Witness the tremendous attention accorded to NIRVANA's recent major label debut, heralded at this year's next big thing by the know-it-all rock press. Combining the dirty pop hooks of early-era Replacements (before Paul Westerberg started believing his press clippings) and the putrid grind of the best SubPop act, the trio's Nevermind (DGC), is an epic in the making. Unlike the majority of their Northwestern musical counterparts, Nirvana aren't rich kids from the suburbs, rather a bunch of trailer park-raised white trash from the god-forsaken logging town of Aberdeen, Washington (also the home of the ill-fortuned Metal Church). We spoke to vocalist/guitarist KURT COBAIN and bassist/vocalist CHRIS NOVOSELIC the day after their sold-out NYC appearance. Ridiculously hung-over and sore after carousing until the wee morning hours (drummer David Grohl was passed out on the bed next to us during our entire conversation), this ain't exactly the best interview you'll ever read with this monster outfit. Suffice it to say, Nirvana let their music do the talking, and what they're saying is aurally pleasing.
SECONDS: Your press kit makes a big deal about how you guys are a bunch of art school drop-outs. Are you still involved with your artwork?
COBAIN: There's a definite correlation between music and art. I mean, art is art, no matter what medium it's in. I still do some paintings and drawings, I take photographs, and I like poetry, I do all that artistic stuff. I'm totally glad I did go to art school because I wouldn't be in this band right if it weren't for that. So, it paid off to drop out.
SECONDS: A lot of kids in the rock underground are really rich kids trying to slum it. But you guys are real life white trash, right?
COBAIN: Oh yeah, we're full-fledged white trash, we're very authentic in that regard. I never thought of punk rockers being rich kids, I always thought that the majority of punk rock bands were white trash people in the first place.
NOVOSELIC: White trash is just the color America is, basically. That's what ninety percent of the population is all about.
SECONDS: While one wouldn't exactly call Nirvana an intellectual rock band, there is a strong element of consciousness to your whole approach.
COBAIN: We'd like to think so. I mean, we're not your typical Guns N' Roses type of band that has absolutely nothing to say. Whether we're proficient in saying what we wanna say doesn't matter, it's just the fact that we're actually trying to communicate something different, something those cock rock bands don't.
SECONDS: Is it a battle for you trying to keep your underground aesthetic at this level?
COBAIN: It's just boring for us, to tell you the truth. There’s really no exciting story involved at all. We didn't want to be on the SubPop label anymore. We would’ve preferred to be on a independent label, but we were already under contract to SubPop, and there were no independent labels who could afford to buy us out of the contract, so we had no choice but to move on to a major label. It turned out really well. I mean, I'm sure there are a lot of corporate labels out there that are exactly what most people in the underground will think they are like: totally corporate, commercial, and have no clue as to what underground music is, aside from this hot commodity to cash in on. But our label is just perfect, everyone we're involved with knows exactly what this band is about, and know better than to suggest anything stupid. So, we're left alone to exercise out artistic freedom - which is part of our recording contract. There was no compromise involved at all, we think on the same level as our A&R man, so everything has worked out really well.
SECONDS: What do you feel became of punk rock, and what do you feel your band has retained from that whole experience?
COBAIN: We're retained punk rock energy, attitude, agressiveness and rawness.
NOVOSELIC: Awareness of society, too. That was a big part of punk rock and hardcore, open-mindedness to society's flaws and hypocracies.
COBAIN: We really don't have much of a right to be political because we can't really explain ourselves well enough, but we also can't deny that side of us either because that's the type of people we are. Hopefully, some fifteen-year-old kid who listens to Guns N' Roses, at least by listening to us may get into underground music. That's all we can hope for because if they get exposed to underground music, they'll eventually catch on and understand what it's all about.
© Steve Blush, 1992
Transcript
- Quali cambiamenti sono avvenuti da quando avete firmato un contratto con la David Geffen Company?
Kurt Cobain: Il fatto di essere legati ad una grande casa discografica non ha influenzato la realizzazione del disco. L'unica differenza è stata che questa volta non abbiamo avuto limiti di tempo e abbiamo registrato tutto quello che volevamo, abbiamo goduto della massima libertà senza nessun tipo di interferenza, il che è stato molto gratificante. Quando abbiamo inciso 'Bleach" con la Sub Pop avevamo registrato tutto in soli sei giorni, mentre questa volta per fare questo disco ci sono volute tre intere settimane. In altre parole è come se lo avessimo fatto da soli. E' inutile dire quanto ci sentissimo sotto pressione nell'essere un gruppo underground e perciò che riguarda la musica sento che con "Nevermind" siamo riusciti a progredire. Stiamo attraversando la tipica crisi d'identità di un gruppo rock indipendente che passa ad una major. Ecco perchè ora più che mai quando siamo in concerto vomitiamo e sfasciamo i nostri impianti, lo facciamo per i ragazzi! Ma davvero, le cose non sono così diverse. Senza dubbio questa volta abbiamo avuto la possibilità di affrontare tutto ad un livello molto più professionale, e certamente questo è molto importante per riuscire a raggiungere un pubblico più vasto e far sì che un maggior numero di persone possano ascoltare i Nirvana, e questo in realtà dovrebbe essere lo scopo per cui si decide di passare aduna nuova etichetta. A dire il vero sono molto contento. Durante il periodo incui eravamo legati alla Sub Pop le cose ci sono andate benissimo, e i ragazzi della Sub Pop ci hanno aiutato moltissimo, specialmente perchè ci hanno fatto accettare dal pubblico underground e senza di loro sicuramente non saremmo potuti arrivare fin qui. Beh, non penso che daremo del filo da torcere ai Guns N' Roses, almeno ancora per un bel po', ma almeno adesso siamo in grado di sfruttare i meccanismi del business a nostro vantaggio. Devo ammettere che in un primo tempo avevo paura che le persone che si sarebbero occupate della nostra promozione fossero dei leccapiedi di quest'industria e che non potessero avere nulla in comune con il nostro umorismo perverso. Fortunatamente ho avuto una piacevole sorpresa perchè molte delle persone che lavorano con noi sono fantastiche e anche più responsabili di quanto non fossero mai stati quelli della Sub Pop. Tornando alla tua domanda, non c'è stato nessun vero cambiamento da quando stiamo con Geffen..
- Come mai per pubblicare questo disco ci avete Impiegato così tanto tempo?
K.C.: Non sono passati neanche due anni tra un disco e l'altro, quindi non ci è voluto così tanto tempo come sembra. Ovviamente abbiamo sfruttato al massimo "Bleach". La Sub Pop ne ha vendute più di 30.000 copie - almeno questo è quanto hanno dichiarato i ragazzi - che è un numero incredibile per una rock band indipendente. Grazie a questo successo, improvvisamente le major si sono interessate al nostro gruppo e ci hanno fatto molte offerte, dalla maggior parte dei tipi di A&R che avevano bazzicato a Seattle negli ultimi anni. Dopo molte trattative, Geffen ci ha fatto un'offerta a cui non avremmo potuto resistere. Una volta deciso questo, dovevamo arrivare ad un accordo con la Sub Pop a cui eravamo ancora legati da contratto..
- In che rapporti siete adesso con loro?
K.C.: Con quelli della Sub Pop? Ora va tutto bene, siamo riusciti ad arrivare ad un accordo. Non volevamo fregarli e loro volevano essere la nostra casa discografica e quindi c'è voluto un po' perchè trovassimo un'intesa. Ma continuiamo a vederci e pare che ora tutto vada bene tra noi. Non che voglia far credere che sono i nostri migliori amici o cose simili, ma entrambi hanno capito che si trattava di affari e che, a lungo andare, la cosa migliore per noi era quella di andarcene e lasciarli con il giusto compenso per la loro comprensione..
- Cosa pensi di tutta quest'attenzione puntata sulle band del Northwest e sulla musica di Seattle?
K.C.: Certo, se non fosse per quest'ambiente ora noi forse non saremmo qui a parlare con te. In tutto questo casino che c'è a Seattle c'è del buono e del cattivo. Da una parte, come ho detto, abbiamo avuto la possibilità di progredire nel nostro lavoro, e molti di questi gruppi sono nostri amici. Inoltre, molti gruppi ci hanno aperto la strada e per questo siamo loro grati, perchè ci hanno aperto le porte. Ma d'altro canto, ci sono un sacco di stronzi laggiù, anche a Seattle. Voglio dire che se oggi uno va a Seattle in un club e si aspetta di sentire qualcosa che non sia spazzatura, allora resterà deluso. C'è tutta questa gente che arriva da L.A., questi che arrivano a Seattle e che si fanno con un po' di eroina e cercano di essere rozzi. A dire il vero nessuno dei gruppi che provenivano da quell'ambiente rozzo della Sub Pop si facevano con quelle schifezze di droghe. Penso che fossimo "grungy" per natura. Il mondo di Seattle, di cui oggi si parla tanto, in realtà non esiste più da un paio d'anni ormai. Comunque, come ho già detto, se noi fossimo stati di Spoken o Boise saremmo ancora a suonare la nostra musica nei nostri garage e nessuno ne saprebbe nulla. Perciò sono contento che allora ci fosse quell'ambiente a Seattle. Era una comunità di musicisti che avevano la stessa mentalità e suonavano il rock più duro possibile.
- Cosa mi dici della situazione del punk rock?
K.C.: Per me il punk rock ha sempre voluto dire libertà musicale e penso che Nirvana racchiuda ancora questo nella nostra musica. Punk ha sempre voluto dire fare esattamente quello che vuoi e credo che da quando eravamo indipendenti ad oggi abbiamo sempre suonato secondo le nostre regole. Con questo non voglio dire che Nirvana sia il gruppo più originale che sia mai esistito sulla faccia della terra - poche band lo sono - ma sono certo che quello che facciamo è quello che abbiamo voglia di fare e non diamo retta a nessuno. Alcuni dicono che i Nirvana sono un gruppo di ragazzotti arroganti, ma non è vero. Però, come ogni buon punk, se provi a dirci cosa dobbiamo fare ti manderemo al diavolo. Il punk ha avuto un ruolo fondamentale nella mia adolescenza e ora cerco di non dimenticarmi di quegli ideali, adesso che la mia carriera ha fatto un passo avanti. L'estetica del punk era quella di mandare "affanculo" le case discografiche più importanti, ma a questo punto la posizione degli indipendenti è drammaticamente cambiata. Secondo me sarebbe assurdo, negli anni '90 non approfittare dei mass media per riuscire ad avere un pubblico più vasto. Finchè teniamo duro e restiamo fedeli a quello in cui crediamo non ci saranno problemi. Credo che con "Nevermind" siamo riusciti in questo nostro intento. Qualcuno una volta mi ha detto: "Non fidarti di nessuno che non sia un punk" e credo che questo spieghi molte cose a proposito dei Nirvana..
- Come è cambiato il vostro concetto di Nirvana, dagli inizi fino ad oggi?
K.C.: La definizione di Nirvana secondo il dizionario è "libertà dal dolore, dalla sofferenza e dal mondo esterno". Questa definizione si avvicina molto a quello che per me è il punk rock e allo stesso tempo penso che la nostra band sia sempre stata lontanissima dalla definizione più pura di Nirvana. Quello che intendo dire è che abbiamo sempre fatto della musica tremenda, cosa di cui ultimamente andiamo molto fieri. Ma per noi il nostro sound è Nirvana. Facciamo quello che abbiamo voglia di fare e suoniamo ancora la nostra musica più per sfuggire alla realtà che per questioni di guadagno. Quindi riguardo alla definizione di Nirvana, la mia opinione è che siamo cresciuti e maturati insieme con la nostra musica. Finchè non cercheremo di cambiare la nostra musica per scalare le classifiche di Billboard saremo sempre i vecchi Nirvana. Abbiamo riflettuto molto a questo proposito, in quest'ultimo anno e mezzo, e sono arrivato alla conclusione che non abbiamo tradito il nostro spirito. Facciamo ancora canzoni da sballo e facciamo andar fuori di testa la gente. Il punk è sempre stato questo ed è questo che cerchiamo di fare come Nirvana..
- Hai fiducia nel futuro?
K.C.: Non ho mai avuto così tanta fiducia nella musica dei Nirvana per ciò che riguarda il nostro materiale. Abbiamo fatto il disco e abbiamo fatto un'ottima registrazione che non sarà considerata come un tentativo abusiva di approfittare dei soldi di Geffen. Abbiamo speso un sacco di soldi per fare questo disco, ma allo stesso tempo Geffen ci ha permesso di farlo con Buch Vig. Non so se conosci Buch, ma un'etichetta che ti permetta la collaborazione con Butch non può essere così male. Quindi, ovviamente, siamo sicuri della nostra musica, abbiamo fattola nostra parte. A questo punto ogni altra cosa riguarda la casa discografica. Ora devono vendere il nostro prodotto; ci hanno fatto un sacco di promesse per farci firmare il contratto. Tutti ci hanno detto quanto abbiano apprezzato il nostro disco e che andrà bene, ma questo resta da vedere. In ogni caso, se noi non avessimo avuto fiducia nella Geffen Records per prima cosa non avremmo mai lavorato con loro. Ho sentito un sacco di cazzate su Geffen, ma su chiunque si possono dire cose positive e negative. Dio solo sa cosa non hanno detto su di me...
- Quanto ha influito il successo dei Sonic Youth sulla vostra decisione di firmare un contratto con questa casa discografica?
K.C.: -Anche se quando abbiamo firmato con Geffen questo disco era appena uscito con la sua etichetta, Thunston e Kim avevano dichiarato di avere una totale fiducia in quest'etichetta. Ci avevano parlato del professionismo della Geffen e di come appoggiasse le idee dei suoi artisti e, per finire, stimiamo molto i ragazzi dei Sonic Youth; forse, quindi, la loro opinione può aver influenzato la nostra decisione.
© Steve Blush, 1991