LIVE NIRVANA INTERVIEW ARCHIVE November 27, 1989 - Roma, IT

Interviewer(s)
Stefano Mongardini
Interviewee(s)
Kurt Cobain
Krist Novoselic
Publisher Title Transcript
Mucchio Selvaggio #146 Intervista Ai Nirvana Yes (Italiano)

Il Nirvana per la religione induista è il punto d'arrivo di un processo di purificazione da ogni legame con il mondo materiale, per poter giungere alla pace dei sensi ed alla felicità dell'anima. Un nome, che col mondo musicale e a cavallo fra gli anni Ottanta e gli ultimi dieci anni di questo millennio, si adatterebbe a pennello per qualche formazione che fa della new age music non solo il proprio credo musicale, ma una ragione di vita.

Niente di tutto questo: indovinate invece di quale città Americana i Nirvana sono i nuovi acclamatissimi talenti? Ma di Seattle, naturalmente, ed in sostituzione di ragas intonati dal sitar, la chitarra di Kurt Cobain, il basso lento ma inesorabile di Chris Novoselic e la batteria di Chad Channing—Jason Everman, secondo chitarrista, se n'è già andato dopo la pubblicazione di Bleach e milita ora nei gloriosi Soundgarden—si fondono in un tenebroso rito fatto di fiamme incandescenti e tetre visioni. La tensione che spira dai solchi di Bleach, le atmosfere che si tingono sempre più di nera disperazione, in una ossianica commistione di dark metal anni Settanta (Black Sabbath) e rielaborata, secondo dettami tipici del post hardcore di questi ultimi anni, rendono questo lavoro poco digeribile ai più, soprattutto per questa osticità secondo cui l'ascoltatore è costretto a misurarsi nei primi ascolti. Ma in questo suono si cela l'originalità dei Nirvana, molto lontani dai machismi tipici del più stereotipato metal ma anche dal suono sporco di certe rielaborazioni quasi garage tipiche del Seattle Sound.

Il loro è un urlo soffocato, il canto del cigno di chi cerca di giungere in superficie alla ricerca di una nuova via di espressione. Un urlo destinato a propagandarsi nel nulla per una musica di cui è stato esplorato pressochè ogni anfratto del suo repertorio, elaborando già i primi cliches, e giungendo a un punto praticamente morto. Con Bleach i Nirvana hanno scritto uno degli episodi migliori di Seattle e allo stesso tempo il suo epitaffio. Ma torniamo alle migliori Sub Pop bands di cui accennammo nell'introduzione dell'intervista ai Soundgarden: la band di Chris, Hiro, Kim e Matt con Louder Than Love, primo LP per la major A&M, ha fatto un ulteriore passo avanti nel percorso musicale anche se continuo a rimanere dell'opinione che i loro album non riescono neanche lontanamente a coinvolgere come le loro esibizioni dal vivo, veramente indimenticabili. Si spera che il loro terzo album porti più di un cambiamento, altrimenti cominceremo ad annoiarci un pò! Con l'omonimo primo vero LP, i Mudhoney hanno dimostrato un'ottima maturità compositiva sgrezzando il suono testimoniato su Superfuzz Bigmuff ed ampliando il loro spettro musicale. Ma ci troviamo veramente davanti a qualcosa di più di una buona band underground?

Tanto più che (mettendo da parte le disquisizioni sui soggettivi gusti musicali) le migliori sensazioni dalla costa nord ovest degli Stati Uniti ce le da un gruppo che con la Sub Pop ha in comune solamente la città di provienienza: i Walkabouts di Cataract. Di tutta questa stasi i Nirvana sono ben consapevoli e giudicando Bleach un'opera prima assemblata in modo frettoloso si sono già incamminati per nuove avventure, consapevoli su quale via scegliere: quella già accennata con About a Girl, divagazione in stile sixties di rara potenza, sicuramente il migliore episodio di Bleach.

Parlare con Kurt Cobain, equilibrato e pensieroso, e con il suo alter ego (il vulcanico Chris Novoselic) si è rivelato un gran piacere.

Parlatemi un pò degli inizi…

Kurt: Non ci sono grandi storie da raccontare: ci siamo messi assieme ad alcuni amici e ci divertiamo a suonare il rock'n'roll. Poi abbiamo fatto un demo tape ed un anno dopo che suonavamo insieme abbiamo pubblicato un singolo su Sub Pop. Dopo sette mesi è stata la volta di Bleach, nostro album d'esordio. Il tutto ebbe inizio tre anni fa.

Chris: Vivevamo in una piccolissima città dove ci consideravano dei tipi strani, dei freaks. E come sempre accade ci siamo ritrovati tutti insieme, tutti i freaks voglio dire. Abbiamo deciso di fondare una band perché amiamo veramente suonare e la musica in genere. Non vorrei fare nient'altro.

Avete scelto il nome Nirvana perché suonando la vostra musica eravate soggetti ad un processo catartico?

Chris: Il nome era cool, suonava bene.

Kurt: Potremmo essere d'accordo con quella filosofia se fossimo alla ricerca di una filosofia. Liberarsi dal dolore, dalle pene, dal mondo esterno è una gran cosa. Ma questo noi lo consideriamo libertà, libertà non essenzialmente da applicare al mondo spirituale, vale soprattutto per la musica dove significa non ghettizzarsi in uno stile. Conosco gente che si considera un metal head e per loro non esiste altro. Dovrebbero ascoltare qualcos' altro: potrebbe piacergli. Esistenzialmente è libertà dalla distruzione, non farsi avvinghiare dal materialismo, che oggi è la forza trascinante dell'America: tutti cercano di ottenere tutto quello che possono arraffare e non sono certo più felici di altri.

Chris: Prima che tu nascessi, il tempo era lungo così (allarga le braccia) e dopo che tu muori il tempo è altrettanto lungo, ma la tua vita è così (unisce pollice e indice), tira tu le conseguenze.

La vostra musica mostra in molti aspetti la vostra disperazione. Come si concilia tutto quello che avete detto adesso con le canzoni che scrivete?

Kurt: C'è molta più confusione e rabbia nella nostra musica che felicità, non ci sono dubbi…

Chris: Potremmo stare tutta la notte a parlare di felicità, di non essere distruttivi ecc ecc, ma restano sempre i dubbi, le insicurezze che ognuno di noi ha, non è facile.

Che differenze pensate ci siano tra voi e le altre Sub Pop bands?

Chris: Prendi una pila di dischi e suonali contemporaneamente e poi decidi tu. A meno che non la pensi come mio padre: "Mi sembra un mucchio di merda, abbassa quella merda!" (risate)

Molte bands, soprattutto di Seattle, hanno esplorato tutti i territori dell'hard. Pensate che ormai questo sia saturo, che sia difficile far uscire qualcosa di nuovo in quest'area?

Chris: Ci sono molte fottutissime bands là fuori che ti sbattono in faccia tutti quei monster riffs; e questo è cool. Li ammiriamo ma vogliamo avere un suono molto differenziato, che ogni canzone abbia la propria identità, come un album dei Led Zeppelin (ma non vogliamo essere paragonati a loro) dove ogni canzone estrinseca una sensazione in sè compiuta, e differente dalle altre.

Kurt: A questo noi puntiamo; non è stato molto evidente in questo album, ma lo sarà col prossimo. Ci saranno molte più varianti; Bleach è molto heavy e secco, è molto urlato.

In che modo il nuovo album sarà diverso?

Kurt: Ci saranno più canzoni sul genere di 'About a Girl', intercalate tra i pezzi hard ed anche cambiamenti di atmosfera all'interno della canzone.

Come vi spiegate il cambiamento nel pubblico heavy metal? Prima era un gruppo molto settario che andava a vedere i concerti, ora anche gli studenti del college o anche persino i cosiddetti yuppies vengono a vedervi.

Kurt: E' tutta una questione di corsi e ricordi, ogni cosa nei tardi anni 80 è retrò. Ci sono soltanto un numero determinato di note sulla chitarra…

Chris: C'è una chitarra, un basso ed una batteria…

Kurt: E questo è andato avanti per trent'anni e non si può più parlare di influenze. E' molto duro al giorno d'oggi fare una musica che tenti di essere originale.

Chris: Come quando siedo a casa mia e suono la mia chitarra e improvvisamente mi dico: "Questo è grande, suona come una fottutissima canzone di Donovan"… 

Kurt: Se ci pensi è incredibile quante bands ci siano che suonano come Huey Lewise cerchino di fare un hit al mese con gli stessi accordi.

Chris: Non penso ci siano molte buone bands al momento, e spesso mi chiedo cosa succederà tra dieci/quindici anni: ci sarà bulgarian folk dancing o cosa? Ma il bello della musica è scoprire che ci sono ancora gruppi che sono in un certo modo originali.

A parte la scena hard, Seattle ha anche un'ottima scena pop con i Walkabouts, e poi i Posies, Green Pajamas… Vi sentite legati a queste bands?

Chris: Noi non viviamo a Seattle. Kurt vive a 15 miglia da Seattle, io a trenta e Chad su una fottutissima isola dove devi prendere un traghetto per arrivarci…

Kurt: A parte i Walkabouts che mi piacciono molto, ho ascoltato poco delle altre bands. Mi piace molto lo stile ma non quei gruppi… Gli Smithereens…

Chris: I Beatles.

Kurt: Mi piacciono anche i R.E.M., "Pop Song '89" è a mio parere la miglior canzone scritta quest'anno, anche se non mi piace il resto dell'album.

E' forse un pò troppo curato nella produzione.

Kurt: Mi ricorda forse per certi versi il terzo album dei Led Zeppelin (Chris canta un pezzo e ride).

Parlando di dischi: se doveste portarvi cinque album su un'isola deserta, quali scegliereste?

Kurt: Mi porterei Metal Machine Music di Lou Reed. Non penso che porterei altri dischi perché penso che morirei su un'isola deserta, e non posso immaginare una musica migliore per morire.

Chris: Io porterei "What That Is" di Screamin' Jay Hawkins e mi ubriacherei di succo di mango e urlerei: "What that is, what you say" (la urla e ride) e canterò il costipation blues dopo che il mio cervello è partito.

E gli Stooges?

Chris: Mi porterei Funhouse o il terzo…

Kurt: Raw Power è il mio disco preferito di ogni tempo. E' strano parlare adesso di gruppi che sono stati così avanti nei tempi.

Chris: Io mi porterei Yellow Princes di John Fahley, un disco che mi tocca il cuore e mi fa spuntare una lacrima… Porterei… ci sono così tanti dischi che non saprei. Ho cinquecento dischi a casa e ascolto ogni tipo di musica.

Kurt: Io porterei Surfer Rosa dei Pixies, il miglior disco che ho ascoltato negli ultimi cinque anni. Non sceglierei nessun disco di heavy metal, mi piace qualche canzone, ma da cui mi distanzio decisamente.

Chris: Porterei "Sabbatized" dei Black Sabbath.

Kurt: Sì,quel genere è il migliore.

Chris: Il primo disco dei B52's (cantando): "She came from planet heart". Lava è bellissima.

I Soundgarden una volta mi hanno spiegato che la loro attitudine nei confronti dell'heavy metal è molto ironica perché pur apprezzandone la musica non condividono tutta la filosofia che ci gira attorno…

Chris: E' disgustoso, le copertine coi coltelli, teschi e nomi della bands come Skull Death o Skull Fuck, è orribile. Apprezzo in parte la loro musica, ma non la potrei suonare perché è tutta riff, riff, riff…

Kurt: Posso capire come la gente ci possa associare all'heavy metal ma alla maggiorparte di quel pubblico piace solo una o due canzoni del nostro album; mi piacerebbe avere un'audience di metal kids e portarli ad apprezzare qualcos'altro. Ciò che mi disturba nell'essere associato all'heavy metal è quell'attitudine sessista e macho che fa veramente schifo. Sono sicuro che essere estremisti è stato divertente per le prime bands ma, Cristo, è andato avanti per dieci anni.

Vi sentite più legati al punk rock?

Kurt: Definitivamente. Canzoni come About a Girl sono quello che il punk rock esprime: diversità, libertà di esprimersi in qualsiasi modo. Il Punk Rock è iniziato nella seconda metà degli anni Settanta e ora ci sono gruppi come i Tuxedomoon che suonano in concerti con gruppi puramente punk; e tutto questo è affascinante.

Chris: I primi gruppi punk erano in realtà essenzialmente pop. Pezzi corti con delle buone melodie e potenza…

Kurt: E poi venne la new wave e tutto venne commercializzato dalle major.

Qual'è stata la ragione per cui Jason vi ha lasciato?

Chris: Jason amava molto più l'hard e voleva far virare la band verso suoni più hard. Non apprezzava le nostre canzoni, le nostre sperimentazioni…

Kurt: E così lo abbiamo cacciato… Ora è nei Soundgarden. Siamo ancora buoni amici e penso che abbia trovato la band che desiderava.

© Stefano Mongardini, 1990